TRAMA:
"End Game" è un documentario di 40 minuti dei pluripremiati registi Rob Epstein e Jeffrey Friedman che segue un gruppo di medici che si occupano di cure palliative con compassione, onestà e rispetto. Ambientato in due località della baia di San Francisco, il film è uno studio intimo e spesso straziante su cosa significhi morire.
All'inizio del film incontriamo Mira, una donna di 45 anni di origine iraniana che sta chiaramente morendo di cancro. Entra e esce di coscienza, ma abbiamo la sensazione che sia ancora molto legata alle cose che definiscono la sua vita: il suo senso dell'umorismo, la sua dignità e la famiglia che adora. Mira sembra determinata a rimanere in vita e la sua famiglia si aggrappa alla speranza che le sue condizioni possano migliorare. Ma è evidente che Mira sta molto male. Anche se si riprende quando la sorella arriva dalla Svizzera, sentiamo che la sua vita sta scivolando via.
E poi c'è Pat, una donna di mezza età a cui è stato recentemente diagnosticato un cancro all'utero che, a suo dire, è "incurabile". Quando parla della sua diagnosi, lo shock e il dolore sono chiaramente impressi sul suo volto. Ma mentre parla con un volontario di cure palliative, ci sorprende proclamando tra le lacrime: "Sto bene, sto bene".
Più tardi, assistiamo al colloquio tra Pat e due infermiere dell'équipe di cure palliative sulla possibilità di sottoporsi alla chemioterapia. L'idea ovviamente la spaventa, ma è disposta a sopportarla se questo le consentirà di avere anche solo un giorno in più. "Ogni giorno è un dono", dice.
Incontriamo anche due medici straordinari, il dottor Steven Pantilat, direttore del programma di cure palliative presso l'UCSF Medical Center, e il dottor B.J. Miller, che, oltre a visitare i pazienti dell'UCSF, è il direttore dello Zen Hospice Project, un hospice con 6 letti di degenza a San Francisco che fornisce cure di fine vita. Entrambi gli uomini sono straordinariamente abili e franchi, anche quando parlano ai loro pazienti e alle loro famiglie dell'inevitabile fine della vita. Ma l'onestà è fondamentale, dice Miller: la capacità di affrontare la sofferenza senza distogliere lo sguardo è il "muscolo" necessario per fare questo tipo di lavoro.
"End Game" è un film importante e avvincente. Vedere gli altri lottare per venire a patti con il più grande mistero della vita è difficile e scomodo. Ci costringe a confrontarci con alcune delle nostre più grandi paure riguardo alla vita, alla morte e alla perdita. Ma ci offre anche il conforto e la speranza che, alla fine, si possa accettare ciò che è, per quanto si possa desiderare qualcos'altro.