…senza parole
Poco tempo fa è morto Lorenzo, un mio amico.
Non era particolarmente anziano; aveva sessantotto anni. É vero però che l'età sembra non essere un parametro di valutazione per la morte.
Era una persona dal particolare carisma, un incontro di generi misto tra il pirata, l'artista, il filosofo ed il gentiluomo. Gentiluomo lo era di sicuro.
Era particolarmente amato dai bambini.
É morto a casa sua, nella sua stanza, quella che gli serviva da studio. È anche stato lì che abbiamo messo la bara nella quale, una volta lavato e vestito, è stato vegliato per tre giorni e due notti.
Sono venuti a rendergli l'ultimo saluto tutti i suoi amici, e di amici ne aveva tanti, grandi e piccoli. I più piccoli erano in età di frequentare le prime classi della scuola primaria, e via via tutte le età si succedevano.
Il modo di vivere il morire di questi piccoli emanava una meravigliosa spontaneità. Corrispondeva peraltro esattamente all'atteggiamento dei loro genitori: liberi di essere e vogliosi di comprendere se i genitori erano in pace e tranquilli di fronte al feretro, ansiosi e preoccupati se i loro accompagnatori lo erano a loro volta e così via.
Mi ricordo in particolare del figlio di un nostro comune amico, che dopo la scuola ha passato molto del suo tempo a giocare nel giardino di quella casa e in mezzo ai prati circostanti. Poi, regolarmente, lo si vedeva arrivare, a volte sorridente, a volte serio, con in mano un fiore o un disegno, oppure una pietra presa nel torrente vicino: tutti oggetti da mettere nella bara, sul corpo, o in una delle tante tasche del vestito di Lorenzo. Altre volte accompagnava i suoi amichetti, anche quelli più grandi a vedere quella salma e spiegava loro che non era grave, era normale, che la morte era la fine della vita, che toccava a tutti ecc...
Ricordo anche quando, il secondo pomeriggio, appena tornato da scuola è venuto a trovarmi mentre parlavo con suo padre e, con un'aria seria, triste e anche un po sconvolta ci ha detto: “Oggi ho detto alla maestra che un mio amico era morto. Volevo dirgli quello che stavo facendo e lei ci ha vietato di parlarne, ci ha detto che non si deve parlare di queste cose e ci ha anche vietato di dire la parola morte.”
Senza parole. Siamo rimasti senza parole.
Ange FEY
Questo argomento riguarda tutti noi e pure con una certa urgenza. Chi si occuperà di noi quando non avremmo più la forza per farlo da soli? Chi, tra qualche anno, prenderà le decisioni sociali, sanitarie, politiche in merito alla fine della vita? Fine vita che riguarderà anche noi, inevitabilmente.
Le generazioni che oggi frequentano la scuola elementare, la scuola media, le scuole superiori.
Nel secolo scorso (ed in certi casi ancora ai giorni nostri), molti insegnanti non erano in grado di rispondere in modo chiaro, semplice e senza sotterfugi ad una delle più ovvie domande fatte dai loro alunni: come avviene la nascita di un bambino? Ci si è ritrovati con bimbi nati sotto i cavoli in giardini non ben definiti, semi miracolosamente introdotti nella pancia della mamma che dopo qualche tempo veniva aperta per fare uscire il nuovo nato (immagine quantomeno terribile), fino al giungere ad improbabili (e quanto meno pericolosi!) viaggi aerei con cicogne.
In questo inizio secolo l'argomento morte subisce lo stesso trattamento con nonni saliti in cielo “perché senza di me? E quando torna?”, mamme addormentate per sempre “Per sempre? Perché?”, o andate via per un lungo viaggio “....e di nuovo perché senza di me? Cosa ho fatto?”, e questo nella “migliore” delle ipotesi, in quanto spesso e volentieri sarà il silenzio l'unica risposta. La conseguenza è che non solo questi bambini rimangono soli con le loro legittime e naturali domande, ma percependo una realtà non corrispondente alle risposte a loro date, perdono poco a poco la fiducia nella parola degli adulti, sentendosi ulteriormente soli.
Cambiare atteggiamento, comportamento e rappresentazione è una necessità perché molte sono le conseguenze con impatto personale e sociale derivanti da questo anomalo silenzio intorno alla morte.
É necessario fermare quanto prima la spirale che porta la società ad ignorare la morte e la scuola può essere in grado di produrre i primi significativi cambiamenti.
Con un'esperienza ventennale derivante dalla pratica di formazioni in campo sanitario, educativo, sociale e terapeutico e dalla ricerca applicata a singoli e a gruppi con particolare riferimento all'educazione degli individui al rispetto della vita fino alla morte, i professionisti che collaborano con l'Associazione e che intervengono nelle scuole dal ciclo primario a quello universitario sviluppano questi principali interventi:
Gli argomenti trattati nel corso dei nostri interventi trovano naturale sviluppo ed approfondimento da parte dei rispettivi insegnanti in Scienze Sociali, Biologia, Diritto, Filosofia e Bioetica.
Alcune brevi testimonianze di studenti:
"É stato molto formativo perché ha permesso di approfondire le mie conoscenze sul tema della morte, non contrapposto alla vita ma parte integrante di questa. Molto interessante perché sia nella vita quotidiana, sia a scuola si tende a eliminare, a non parlare della morte". (5° scienze umane)
"Questo argomento mi è piaciuto perché per la prima volta si è parlato di un argomento che finora con i miei coetanei ed io abbiamo sempre nascosto, considerandolo come un tabù. Dopo questi interventi spero e voglio impergnarmi in futuri accompagnamenti alla morte, perché ho finalmente capito quanto siano importanti sia per la coscienza dei vivi che per i defunti". (3° scienze umane)
"Ho imparato che la morte è un aspetto della vita. Non bisogna temerla perché inevitabilmente arriverà il momento di morire e anche quello di accompagnare qualcuno. Grazie a questi incontri ho meno diffidenza a parlare con una persona a me cara della morte di sua mamma appena avvenuta. Molto interessante è stato scoprire l'esistenza delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento". (5° liceo classico)
"Da questo incontro ho capito che la morte non deve essere un tabù ma bisogna parlarne, perché può servire ad affrontarla meglio e quando capita la morte di una persona cara non ci troviamo impreparati, anzi l'accompagnamento alla morte e il lutto anticipato hanno doppia valenza sia per chi sta per morire sia per chi rimane. Considerare la morte come un evento naturale è già un passo avanti per affrontarla". (3° liceo classico)
"Questi interventi sono stati molto interessanti in quanto per la prima volta si è parlato della morte non in maniera astratta ma in modo concreto, cioè un evento che è inevitabile. Grazie a questi interventi ho preso coscienza del fatto che è inutile scappare da tutto ciò perché inevitabilmente saremo sempre toccati sia in prima che in terza persona". (2° liceo scientifico)
"Questo argomento mi è servito perché della morte non si parla mai, siccome fa parte della vita a cui siamo sottoposti tutti credo sia necessario parlarne di più, partendo anche dai bambini proprio per evitare una crisi alla prima morte". (3° scuola secondari di primo grado)
"Mi è piaciuto questo argomento perché si è riusciti a parlare della morte; un argomento che si tende a ignorare perché ne abbiamo paura e perché ci fa comodo non ragionare. Ange è riuscito a parlare senza peli sulla lingua di questo argomento. Mi ha lasciato molte riflessioni e insegnamenti". (2° scienze umane)
"Questo argomento mi è piaciuto perché ho potuto ragionare in maniera differente sulla morte in modo da poterla affrontare da un'altra prospettiva, sia mia che quella degli altri". (3° scuola secondari di primo grado)
"Nell'ultimo periodo sto parlando molto di morte, ma questo incontro mi ha permesso di essere un pò più tranquillo con me stesso. Prima mi sentivo abbastanza inutile al nonno, ora molto meno, so che gli sono d'aiuto". (2° scuola secondari di primo grado)
"É un argomento tosto, però l'incontro è stato molto chiaro e spero mi servirà". (3° scuola secondari di primo grado)
"Come tante situazioni dimostrano la morte non è qualcosa di lontano ma un'esperienza che può avvenire da un momento all'altro... C'è chi muore mentre è ancora nella pancia della mamma, c' è chi muore 18enne e c'è chi muore a 90 anni... Comunque è un'esperienza che tocca tutti e a mio avviso di cui bisognerebbe parlare. Questo intervento è fondamentale per prendere atto di ciò: la società intorno a questo tema usa molti eufemismi ed espressioni (è mancato, ci ha lasciati, è passato a miglior vita) per indicare qualcosa che in realtà è fondamentale nella vita di ciascuno...". (1° scienze umane)
"Questi incontri sono stati molto interessanti in quanto ho capito che la morte non è un fatto da nascondere all'interno della società ma è un fatto naturale proprio come la nascita". (3° scuola secondari di primo grado)
"Pensare alla morte. Credo di non averlo fatto mai veramente prima di oggi. Educare alla morte forse non farà sparire il dolore e il senso di vuoto, ma potrebbe essere d'aiuto per attenuarli". (4° scienze umane)
"Questo incontro relativo alla morte e all'accompagnamento alla morte è stato per me molto interessante poiché ho ritenuto utile parlare di un argomento come la morte che non viene quasi mai affrontato e su cui invece ci si dovrebbe soffermare. Non sapevo che esistessero persone con il compito di accompagnare verso la morte le persone in fin di vita e ritengo sia un ruolo importante quello di appoggiare anche i familiari in questo cammino verso la morte di una persona cara". (3° liceo scientifico)
"Mi è piaciuto molto questo intervento poiché ho avuto la possibilità di osservare da un'altra prospettiva il tema dedicato della morte che mi ha fatto riflettere molto". (1° scienze umane)
Modificare l'atteggiamento educativo in merito alla fine della vita nei confronti delle nuove generazioni, fa parte delle “urgenze” da attuare quanto prima e questa responsabilità appartiene ad ognuno di noi.
La scuola, che ha il compito di educare e formare le nuove generazioni, è un luogo ideale dove produrre i primi significativi cambiamenti.
Parliamone.
INFORMAZIONI
Può richiedere maggiori informazioni contattando telefonicamente il (+39) 335 691 79 11 oppure compilando il modulo sottostante.
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